giovedì 3 maggio 2012

Abbiamo visto : iCarly



Qualche giorno fa abbiamo ricevuto il pacco della Universal, contenente una boot de "Il gatto con gli stivali" e due Dvd: iCarly e Victorious, due serie Tv per ragazzi che non conoscevo,in quanto guardo poca Tv, ma note ai miei ragazzi.
Per ora abbiamo visto gli episodi de iCarly, esattamente iCarly dallo spazio. Carly e i suoi amici si lanciano in un addestramento per mettere alla prova la loro capacità di sopravvivere nello Spazio.
Riusciranno a rimanere isolati in una capsula per 36 ore? In più San rivelerà uno sconvolgente segreto. Gibby minaccia di scontrarsi con Freddie. Gli amici cercano di trovare Bigfoot e molto altro.
Una serie per ragazzi molto divertente.
Vi riporto un'intervista  a Mario Garofalo, regista e creative producer, che ho trovato molti interessante. In quanto lui sta coordinando un progetto La scuole di Cinema dei Bambini che avvicina i ragazzi e i bambini al cinema con corsi pratici di cinematografia per affrontare temi come le identità, le emozioni, genitori e figli, uomo e natura, ecc, spunti molto interessanti.

Come è possibile accorgersi se i propri figli hanno una predisposizione verso attività quali il cinema, la recitazione o la fotografia?
Il cinema coinvolge molti ambiti, dalla regia alla recitazione, alla scenografia e fotografia, ed è quindi facile che i bambini abbiano un’attitudine che possa rientrare in uno di questi campi. In genere l’abilità più evidente in un bambino è quella per la recitazione, il piacere di esibirsi; allo stesso tempo ci sono bambini particolarmente portati per l’utilizzo di tecnologie e che usano facilmente cellulari, mobile devices, fanno foto, riprese…E poi ovviamente c’è la passione per il cinema in sé, il piacere nel vedere i film, da quelli di animazione a tutti gli altri generi.

Qual è il modo migliore per incoraggiare i propri figli a coltivare tali passioni?
Innanzitutto è importante che il genitore stimoli il proprio figlio a vedere film per bambini di qualità, ce ne sono parecchi. Poi bisognerebbe leggere e far leggere loro delle storie e poi abituarli a riraccontarle, disegnarle, se sono bravi addirittura trasformarle in piccole sceneggiature: insomma, spingerli a rielaborare quello che hanno ascoltato ed esprimerlo con il linguaggio a loro più consono. Ci sono bambini dotati di una grande immaginazione e riescono facilmente ad associare alle parole delle atmosfere, dei colori, della ambientazioni, l’aspetto dei personaggi. In questo caso è bene stimolarli con domande del tipo: “Dove ti vedi in questa scena? Dove ci troviamo? Che colori ci sono?”
A parte quelli bravi nella recitazione o nella regia, alcuni bambini sono proprio bravi a scrivere o raccontare. E poi ci sono quelli che hanno un certo gusto nel vestire, che ora va tanto di moda ma spesso è un’abilità fine a se stessa e si limita alla conoscenza delle marche; invece noi possiamo incoraggiarli a sfruttare questo talento in un modo più creativo: se hanno occhio, possono usare questa capacità in funzione dei personaggi e impiegare la fantasia in un modo sicuramente più interessante e gratificante.


In che modo l’interesse per il linguaggio audiovisivo può aiutare i bambini ad esprimere se stessi e ad aprirsi agli altri? Può raccontarci qualche esempio anche in base alla sua esperienza con la Scuola di Cinema dei Bambini?
Sono convinto che non tutti si esprimano al meglio con la parola, ci sono bambini e bambine che si trovano meglio a parlare con altri linguaggi, come la mimica o il disegno, con cui magari si sentono più naturali, a loro agio. Nel cinema, il linguaggio audiovisivo è vissuto in genere in modo passivo (pensiamo a come spesso la televisione è percepita come un bombardamento nei confronti dei più piccoli), ma nel momento in cui i bambini sono responsabili di fare un film lasciano libera la fantasia e si mettono in gioco.
Per alcuni bambini la parola non è immediata, ad esempio per i bambini dislessici; ne ho avuto in particolare uno che aveva difficoltà nel buttare giù la sceneggiatura, faceva fatica a scrivere, ma quando è andato a realizzare degli sketch in cui c’erano personaggi da coordinare con ambienti, musiche, vestiti è stato abilissimo: riusciva perfettamente a tradurre nella realtà quello che aveva in mente, esprimeva in questo modo una visione del mondo e della vita che con il linguaggio verbale difficilmente riusciva ad comunicare. Anche per la mia esperienza personale, sono sicuro del fatto che ci si può benissimo rivelare ed esprimere con queste altre forme di linguaggio. Del resto alcuni bambini raccontano di loro stessi più in quel modo che con le parole

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